sab

10

dic

2022

La ganza

Le mille e una faccia della famosa parola toscana

Un caleidoscopio di significati, costumi, colori e suoni nascosti

 

Ganza è una parola diverso ganza. Abituati ad usarla per condividere il nostro apprezzamento, essa nasconde una varietà di storie che attraversano continenti, epoche e popoli tra loro distantissimi. Come l’anello di un’invisibile catena, sembra unire questi luoghi passando di palo fresca. Se da noi nel medioevo poteva esser luogo di bisboccia, per gli amanti di lingua tedesca sembrava la ciliegia sulla torta della più dolce delle frasi, quasi a significare, invocando l’amata: “Oh, tutto, mio tutto!” Niente a che vedere con il caotico e roboante carnevale brasiliano dove oggi carro ha i suoi numerosi e variopinti suonatori di ‘ganza’, uno strumento a percussione a metà tra il bastone della pioggia e le maracas. Sempre in Brasile, a causa della forma dello strumento, è il nome più in voga per definire l’uso di sostanze non proprio lecite.

 

Ma è in Asia e in Africa che la parola sembra avere le sue radici più profonde. Lungo il corso del Nilo risiede una sparuta etnia, composta da poco più di 3000 persone che dall’alba dei tempi parlano la ‘Ganza’, l’idioma che li identifica come popolo. In Europa, Ganza ha la sua radice profonda in ‘gaz’. Oca, e cos’ le favole di Mamma Oca sembrano avere origine dalle Ganza Chansons diffuse dai bardi medievali, che a volte ne favoleggiano le origini facendole risalire agli Hunza, popolo leggendario per la bellezza e la longevità della loro gente, e in particolare al loro padre ancestrale assiso sul Karakorum, Mir Gazan. E così, dal tetto del mondo torniamo in Toscana, dove oggi la Ganza è una ragazza bella e spigliata di cui infatuarsi, così bionda, leggera e frizzante… Ovviamente parliamo di un’ottima birra che si può trovare anche nei migliori supermercati e nei negozi dedicati a questo fantastico prodotto che da secoli rallegra le nostre anime.

 

Le cose che mi annoiano

Sono annoiata. Sempre di più. Tante sono le persone mi annoiano. Quelli che leggono i giornali e guardano i telegiornali. Applausi, siete più informati di me. Cosa cambia? Avete un piano per salvare questa nazione? No? Qualcuno vi ascolterà? No? Neanche a me. Mi annoiano i lettori compulsivi. Soprattutto di classici. Bravi, avete studiato. Non c'è bisogno di tenere conferenze. Ho studiato anche io. Chissenefrega. E la scrittura? A parte articoli giornalistici, tutti uguali, i testi pieni di umorismo che a lungo andare annoiano e le scrittrici single che ci rendono partecipi delle loro frustrazioni quotidiane, che cosa ci resta? Ultimamente mi annoia anche l'uso delle parole inglesi in una nazione che ho sempre considerato carente in materia. Non si dice "Ai ev". Si dice "Ai hev". Prendete nota. Mi annoia l'apparenza. Le bugie che le persone si raccontano. I ruoli che interpretano. Tutti uguali, alla fine. Mi annoiano quelli che ti sorridono davanti e sparlano dietro. Preferisco gli originali. Non l'idea della originalità. Non le copie. Mi annoiano gli arrampicatori sociali. Uomini e donne. Le pacche sulle spalle. Le autocelebrazioni. Mi annoiano le persone che si lamentano. Quelli che non rischiano mai niente. Quelli che si accontentano. I passivi. La pigrizia mentale. Quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato, un mutuo sulla casa, le vacanze di agosto programmate. Quelli che passano tutta la loro esistenza nella stessa città, via e abitazione. Magari con le stesse persone accanto. Mi annoia la visibilità. I rumori, anche. Preferisco la riservatezza, e il silenzio.

 

 

 

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ven

24

giu

2022

Forex per principianti

Nei giorni di oggi sembra che l'unico scopo della vita è trovare un qualsiasi modo per racimolare i soldi. Sì, è vero, c'è la crisi ed una certa fascia della popolazione la sente moltissimo e ne ha seriamente bisogno della liquidità; per la sopravvivenza, perché bisogna mangiare e pagare le bollette. Ma io qui penso a quell'altra fascia, che sente un po' decadenza della società, ma tutto sommato non hanno difficoltà esistenziali. Quelli che semplicemente vorrebbero qualcosa di più dalla vita, un vestito più elegante, una nuova macchina sportiva dei loro sogni, intraprendere un viaggio esotico. Cioè molte cose che non rappresentano per forza la felicità ma sono diventate un simbolo verso il quale andiamo anche noi, spesso imposto dalle pubblicità che ci circondano e che ci spingono a fare quello che a loro produce un maggiore oppure un ulteriore profitto.

 

Da anni questo sogno di diventare ricchi, o almeno benestanti, e ulteriormente annaffiato dalla presenza della rete globale. Ci sono molteplici storie sulle persone che si sono arricchite grazie a Internet. Spesso nelle nostre caselle postali elettroniche troviamo una marea di lettere che ci offrono un facile guadagno, un 883 euro alla settimana per un impegno di 3-4 ore al giorno. Allettante, ma poco veritiero. Si scopre subito che devi investire qualche soldino per comprare un libro elettronico o per iscriverti in qualche albo telematico, e qualcuno ha guadagnato. Dopo ci sono altri modi, giocare online nelle case da gioco, oppure investire in borsa da casa propria. Non sono i modi nuovi per guadagnare (oppure perdere, perché si tratta di attività a rischio), ma unico vantaggio è che non devi uscire da casa. Lo vedo più come svantaggio, dal punto di vista sociale; non puoi incontrare le persone nuove, anche se quelli online ti assicurano anche possibilità di chattare con altri utenti mentre spingi un bottone di un slot oppure compri oro in una borsa online.

 

Ultimamente sono venuto a conoscenza di uno che si ha fatto un bel gruzzolo online. Un collega d'ufficio ha creato un sito che spiega Forex ai principianti, offrendo delle informazioni di base su che cosa si tratta, come si commercia, ecc. Tra parentesi, per qualcuno che forse non ha sentito parlare dell'argomento, il Forex è il mercato online dove si comprano e vendono le valute, ma anche le merci (tipo oro, argento e petrolio), sperando che il prezzo va nella direzione giusta, per poter ricomprare o rivendere il bene ottenendo un profitto. Lo slogan è quello solito dei mercanti: compri a basso prezzo e rivendi ad uno più alto. Lui ha dei banner pubblicitari che portano ai sui sponsor, quelli che effettivamente offrono il servizio forex al cliente. Quando un suo visitatore clicca su banner e dopo apre account ed inizia a trafficare, lui per ogni operazione prende una percentuale sullo spread del broker, che guadagna sempre, non importa se il cliente ha avuto un profitto oppure una perdita.

 

Mi ha confessato questo una sera dopo ufficio, dopo la seconda birra. E' un signore sempre ben vestito, ma niente di specialmente apparente, che spesso viaggia. Visto che lavoriamo insieme e anche le nostre mogli hanno un impiego simile tra di loro, dovremmo avere un reddito simile, ma io certe cose non mi posso permettere proprio. E così gli ho chiesto come mai, e con quale mezzi (intendevo finanziari) viaggia così spesso e così lontano. E lui si è aperto, raccontandomi la storiella che vi ho già riferito. Io avevo in mente una rendita degli immobili, o roba di genere. Essendo un po' perplesso, mi sono spinto a fare delle domande ancora più indiscrete ed è uscito fuori che mediamente, grazie al Forex guadagna qualche stipendio al mese extra. Ero ancora più incredulo e gli ho chiesto come mai va in giro in una macchina scassata, una Punto che ha oltre 15 anni. La risposta era, per stare lontano dagli occhi di quelli che indagano sulle tasse pagate. Ha senso, devo ammettere.

 

Gli ho chiesto se potrei entrare nell'affare anche io e lui si è offerto generosamente ad introdurmi nell'argomento. Bisogna avere un dominio, creare un sito e dopo pubblicizzarlo per ottenere i visitatori dai motori di ricerca; quelli sono ottimi perché cercano quello che tu offri e sono pronti a spendere. Ci ho pensato un attimino, ma la cosa mi sembrava troppo complicata. Ecco, ho avuto prova che certe cose sono vere, ma non avevo voglia e coraggio di spingermi nel buio per provare ad acchiappare la mia fetta di dolce.

 

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ven

11

feb

2022

Guida terrestre per le nuove tecnologie

Rigorosamente dedicata alle donne

 

Che fatica! Non mi viene in mente un'altra introduzione. Ieri sera chiamo il mio amico Roberto che io affettuosamente chiamo Roberto Roma. La conversazione è stata a grandi linee questa:

 

Io: Non mi è molto chiaro il tuo commento su Facebook

Lui: Non c'è molto da capire.

Io: Ok.

 

Dopo abbiamo cambiato argomento e siamo finiti a parlare della spazzatura milanese e i giorni in cui va buttata. In realtà da milanese mi sono sentita in dovere di spiegare ad un romano appena traslocato a Milano come deve fare per non prendere le multe.

 

Lui: Io butto la spazzatura in incognito.

Io: Scusa, che vuol dire?

Lui: Non mi piace che i vicini mi vedano con gli scatoloni appena presi da Ikea.

Io (molto perplessa): Va bene, anche se un po' strano sei.

Lui: Sai che non va più di moda parlare al telefono?

Io: Ma davvero?

Lui: Ora si usa Whatsapp.

Io: A proposito di questo, devo scrivere un pezzo sulla tecnologia.

Lui: In che senso?

Io: Le donne e la tecnologia.

Lui: Non potete farcela. Due mondi che non funzionano.

 

Vedremo, gli rispondo io. Parto dall'inizio della storia così capite bene. Nel 2009 ho acquistato un telefonino Nokia fidandomi rigorosamente di due cari amici che sono anche ingegneri meccanici e amanti della tecnologia. Sono stata consigliata benissimo come sempre e non ho mai avuto problemi. Ora, che siamo nel 2014 ovviamente la batteria ha iniziato a dare segni di cedimento. Onestamente non mi dava neanche fastidio metterla in carica una volta al giorno. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, nasce in un (apparentemente) insignificante mercoledì pomeriggio d'estate quando vengo invitata a mangiare la pizza a casa della mia migliore amica alla quale ho fatto anche da testimone di nozze. Quando arrivo, mi prende da parte la sua bambina e mi sussurra all'orecchio: "La mamma avrà il telefonino nuovo ma devi tenere il segreto, è una sorpresa!". Ovviamente non era un segreto ma io stavo al gioco. Prima di quel giorno avevamo lo stesso telefono perché in realtà non siamo per niente interessate al progresso tecnologico. Il fatto è che suo marito ha detto che non poteva più guardarla con quel telefono (pure incollato, come il mio tra l'altro), quindi le ha scelto il telefono insieme al suo testimone di nozze che è responsabile in un negozio di telefonia.

 

Ecco, quando ho visto lei modernizzata e io ultima dei non moderni nella cerchia dei nostri amici, ho provato INVIDIA, inspiegabile ma c'è stata! Come quando eravamo piccole e a lei hanno comprato la Skipper originale e la mia era un falso. Ovviamente non sapevo, è una cosa che ho scoperto di recente e sapete che vi dico? La mia, anche se non era la figlia vera di Barbie e Ken era più bella della sua!

 

Dopo la pizzata e con l'avvicinarsi del mio compleanno ho deciso che non sarei rimasta l'ultima degli "sfigati". Dopo anni in cui non usavo giocattoli, ho deciso che ne volevo uno! Io li chiamo così questi telefoni moderni, non riesco a trovare una definizione migliore. Dato che mi sono sempre affidata alla stessa persona per la tecnologia, ho chiesto aiuto; di solito ama fare ricerche ma questa volta è stato irremovibile "Nokia Lumia 630, niente Android". Ho provato a farmi dare delle spiegazioni per capire meglio ma non c'è stato niente da fare e così ho deciso di fare un sondaggio tutto al maschile su quale dei due sistemi operativi era migliore. Nel sondaggio, e davvero non saprei dirvi il perché, ho coinvolto anche l'unico uomo che conosco senza telefonino e che di mestiere costruisce case, ponti e ferrovie. A questo proposito mi viene in mente che il mio amico Roberto mi ha definita svampita. Ammetto che è stato un gesto audace e la sorpresa ancora più grande è stata "android", non entro nei particolari del sondaggio che ho condotto persino sulla spiaggia. Quando è troppo, è troppo!

 

Comunque, più opinioni sentivo e più mi sentivo confusa così ho applicato il metodo quello che dice "Se non va a destra, vai a sinistra", qualcosa del genere: mi sono messa nelle mani (metaforicamente parlando) di mio cugino. A prima lettura non sembra niente di strano tranne per un particolare, è un pittore ma per fortuna di quelli anomali, è un vero intenditore di macchine, computer, telefonini e soprattutto è il più grande ipocondriaco che io abbia mai incontrato, probabilmente anche voi sareste d'accordo con me se lo conosceste. Mi ha davvero semplificato la vita nel tempo in cui abbiamo bevuto un caffè. Ora vi scrivo quello che mi ha scritto lui su un post-it, una sorta di guida terrestre alla nuova tecnologia.

 

Se siete donne, volete comprare un buon telefono senza spendere cifre esorbitanti (come piace fare ai maschi) dovete fare le vostre ricerche seguendo questi criteri:

 

1. Anche se i marchi sono differenti più o meno sono tutti uguali 

2. Android (è meglio di Windows)

3. Wi-fi

4. 1 GB RAM

5. Minimo 4 GB memoria interna

6. Processore da 1GHZ in su (al di sotto non se ne parla)

7. Nel pacchetto (che sia ricaricabile oppure abbonamento) si parte da 2GB al mese

 

E ora passiamo alle marche che inizialmente avevo sul foglio:

- SAMSUNG

- HUAWEI (Y 300)

- HTC (il migliore, coreano)

- NOKIA (esiste anche la versione Android)

- LG

 

Bene, dopo avere deciso di fidarmi ho fatto altri sondaggi per vedere come sarebbe stata la reazione. Da subito è stato bocciato HTC (che esteticamente era il mio preferito) e ho ottenuto un'altra lista, questa (rigorosamente in ordine di qualità):

 

- Iphone

- Samsung

- Nokia

 

Dato che considero l'Iphone allo stesso livello di un Rolex oppure di un paio di Hogan, cioè un semplice (e costoso) status symbol per gente complessata, ero molto indecisa tra il Samsung e il Nokia della mia amica. Le mie conclusioni alla fine sono state queste:

 

- Non voglio avere lo stesso "giocattolo" della mia amica del cuore. I tempi delle Barbie e Skipper sono finiti.

- Scegliamo un Samsung che abbia tutte le caratteristiche indicatemi da mio cugino.

 

Scelta finale, Samsung Galaxy s3 mini (4", non è poi tanto mini), GT-i8200 (la nuova versione uscita agli inizi dell'anno con il processore potenziato). Con queste idee chiare mi sono presentata in un negozio di telefonia e ho fatto il mio monologo su cosa volevo e su cosa assolutamente non volevo e come se non bastasse ho trovato in rete (e questa è una cosa che sanno in pochi) che esistono due versioni dello stesso telefono. Volete sapere cosa ha detto il capo reparto (uomo)? "Lei è davvero una donna atipica. Di solito le donne vengono qui prendono la scatola del telefono e vanno alla cassa ma lei si intende, anzi potrebbe fare il mio lavoro". Caro Roberto Roma, come vedi alla fine anche i due mondi apparentemente distanti si possono avvicinare e forse, persino funzionare.

 

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ven

03

set

2021

Ipocrisia

Ipocrisia, che bella parola. Come ipotermia, che significa la temperatura troppo bassa del corpo umano, ma anche delle altre cose. Quella del titolo sarebbe troppo poca crisi? Scusate, ma ogni tanto mi do da fare le analisi linguistiche che alla fine risultano poco credibili e nemmeno troppo divertenti (quest'ultimo sarebbe lo scopo principale del mio impegno). Ultimamente mi è venuta in mente fortemente questa parola e la trovo dappertutto, nella nostra vita quotidiana e non mancherà nemmeno nel futuro. Il passato è la prova che questo significato è uno dei valori, non sbandierati, della nostra civiltà occidentale. Questi giorni ho visto un documentario in dieci puntate. I film mi accontentano poco; ne ho visti migliaia nella mia vita. Ci sono pochi che mi lasciano qualcosa. Mi è diventato difficile trovare anche uno che mi diverte. Sono sazio di questo formato. Mi sono spostato verso i documentari. Spesso sono fatti molto bene e pertanto anche divertenti, ma il punto principale che si impara qualcosa e si approfondisce la propria conoscenza. C'è sempre da stare attenti e critici di quello che si vede, specialmente sui temi storici. C'è l'autore che spesso vuole far vedere le cose come sembrano a lui, non sempre condivisibili da tutti gli altri.

 

Torniamo a quello che ho visto. Si chiama "USA – La storia mai raccontata" ed è di famoso cineasta Oliver Stone, che fa regista ed anche racconta la storia. Si parte con la Seconda guerra mondiale e finisce con l'era del presidente Obama. Molte delle storie che noi abbiamo nelle nostre teste, perché qualcuno ci ha racconto ho insegnato questo, sono diverse rispetto ai veri eventi. Si scopre che ognuno dei presidenti ha avuto una sua ombra, un'altra persona che ha influenzato il suo modo di governare, le sue decisioni. E dell'ipocrisia, tale storia mai raccontata, è piena. Mentre "combattevano" per la democrazia e portavano i suoi ideali nel mondo, di nascosto agivano contro le democrazie vere e rovesciavano i governi democraticamente eletti. La stessa cosa che succede anche oggi. Guardate l'Afghanistan. Ultimi giorni riempia lo spazio dei media. Tutti piangono per il diritto delle donne perché i talebani le portano 20 anni indietro. Si sentono promesse degli impegni effettivi per aiutarle, ma questa è pura fantasia, per non dire l'ipocrisia: qualcuno mi dice come pensano di aiutare le donne afghane e perché le vogliono aiutare? Perché l'Occidente a fatto una gran bel confusione là e qualcuno si sente un po' in colpa. La cosa è l'evento mediatico e si cerca di guadagnare qualche punto nella lotta politica.

 

Perché nessuno vuole aiutare le donne che vivono in Arabia Saudita? Quelli sono ricchi e meglio non toccarli. Se si arrabbiano possono aumentare il prezzo del petrolio e la cosa agli occidentali non converrebbe. Pertanto, lasciamoli in pace, abbiamo l'Afghanistan. Diciamo la cosa sinceramente: non ce ne frega niente di quel paese e dei loro abbittanti. Noi interessa soltanto il nostro sedere. Perché qui da noi nessuno si impegna di garantire lo stesso stipendio per le donne, per lo stesso lavoro che svolgono anche gli uomini? Va be', ci costerebbe di più e inoltre siamo ancora un po' all'antica (ma non possiamo dirlo ad alta voce); la donna vale meno dell'uomo, vero? Se guardate le vicende legate alla pandemia e vi informate meglio (loro cercano di non dirvi come stanno le cose, perché se lo dicono, voi capireste che sono ipocriti) capirete anche perché si parla sempre di obbligo vaccinale, ma nessuno in Europa c'è la, e anche da noi non ci sarà per almeno un anno e mezzo. I vaccini approvati in Europa e da noi sono tutti in fase sperimentale. Questo nessuno dice. Siamo tutti cavie: suona bruttale, ma effettivamente è così. Se un vaccino è in fase sperimentale, non può essere imposto come obbligo. Ci sono dei regolamenti che lo dicono chiaramente, e la maggioranza delle persone condivide quest'impostazione. La sperimentazione finisce nel 2023.

 

Anche quando succede questo, non sarà facile prendere la decisione per renderlo obbligatorio. Adesso, quando ci vaccinano, firmiamo un foglio con il quale ci prendiamo tutti i rischi, noi stessi. Se mi obbligano di farlo, non mi possono più chiedere questo e si apre uno spiraglio giuridico poco favorevole allo Stato e all'industria farmaceutica.

 

Dai, il mondo non è così nero come sembra; ci sono delle piccole cose che ci tengono in superficie e non ci permettono di annegare. Così io, anche se da questo articolo non si direbbe, sto proprio bene. In una giornata ho fatto tre operazioni Forex (trading delle valute) e tutte e tre hanno portato il guadagno. In due ore mi sono fatto circa il 6% del profitto. Non si tratta dei grandi soldi (una buona cena con gli amici), ma piuttosto il piacere viene dal fatto che ho la sensazione (non dico che è veramente così) di aver capito qualcosa. Il mondo Forex è la pura speculazione. Si fanno le operazioni senza senso, ma spesso portano enormi guadagni. Questo specialmente quando disponi degli enormi capitali con i quali riesci ad indirizzare il mercato verso il punto che ti conviene. Io sicuramente non entro, ma non mi avvicini nemmeno, a questo tipo di investitore, ma quando ti sembra di aver capito cosa sta succedendo e riesci a sfruttare il tuo intuito, il piacere è enorme. Mi rendo conto che tutto quanto successo, potrebbe essere soltanto una grande e fortunata coincidenza, ma godo comunque. Per essere sincero fino in fondo, devo dire che questi lampi di illuminazione che ogni tanto mi vengono, più spesso finiscono male che bene. Il blog di Marinoma almeno mi permette di sfogarmi e di risparmiare sulle terapie da psicoanalista; partono da 80 euro l'ora e non conosco una sola persona alla quale sono state utili.

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mer

02

set

2020

Diversamente intelligenti

La prescrizione è andata a prescriversi. Per capire meglio questa parte, devi leggerti l'articolo precedente. Eravamo nell'era del precovid e tutta l'attenzione era rivolta verso la politica, verso le genialità messe in campo dalla nostra dirigenza, quella massima, dello Stato. Ci hanno portato in un'area incostituzionale senza che nessuno agisse a proposito. Qualcuno per legge doveva denunciare e sancire questa situazione che toglie il rispetto di un importantissimo articolo della nostra costituzione che prevede che i processi devono essere limitati nel tempo, cioè che l'imputato non può rimanere per sempre sotto l'accusa. Riflettendo su questa vicenda per tanto tempo, in un'occasione dove un intervento del nostro Presidente della Repubblica non mi è piaciuto molto, mi si è chiarito che anche lui ha una bella responsabilità in questa faccenda. Ha firmato una legge che non doveva firmare. Nei media si trovava qualche piccolo accenno, ma niente di serio ed insistente. Perché, diciamocela tutta, i media sono sottomessi e sono al servizio della politica. Sulle cose meno importanti si trovano delle opinioni diverse, ma quando si va su qualcosa più importante, la voce diventa quasi univoca.

 

Il governa apparentemente rischiava di cadere, ma è arrivato l'aiuto: la pandemia del virus chiamato COVID-19. Il tema della prescrizione era la prima vittima del virus. Mi è venuta anche l'idea che il governo si è impegnato nella diffusione della malattia. Guardate in giro: non c'era da nessuna parte tranne da noi. Dopo, per le leggi della natura si è diffusa anche negli altri paesi. Quell'informazione che è arrivata da noi, che il virus è stato importato dalla Germania, è una bufala mediatica. In effetti, fisicamente è arrivata da là, ma sulla nostra richiesta in quanto non eravamo capaci di trovare in giro un virus decente che ci infetti. Dico noi, anche se la responsabilità è del Governo, perché in quella posizione gli abbiamo messo noi. Oppure non è proprio così? Un'altra indicazione che rafforza l'ipotesi sopra avanzata è il fatto che con questa pandemia, l'esecutivo ha la scusa per tutte le idiozie fatte nel passato ed attualmente. In più, hanno il portafoglio aperto per spendere i nostri soldi come vogliono loro. Grazie allo stato di emergenza, non devono nemmeno impegnarsi per avere l'approvazione del parlamento. Per loro è un situazione vincente.

 

Dall'inizio di questa crisi sanitaria è passato mezz'anno e adesso le diatribe ricominciano. Se ne sono accorti che la gente si è abituata all'emergenza e si è disaffezionata alle problematiche legate. Prima o poi uno deve staccarsi psicologicamente dal problema, se no si diventa malati mentali e il nostro corpo e la nostra mente ci difendono da questi brutti processi. Siamo nel settembre e il problema principale è che bisogna aprire le scuole, nonostante un'impennata dei contagi, dovuta principalmente alle vacanze estive. In effetti, la scuola non è il problema principale, ma la gestione di tale crisi avrà le ripercussioni sulle elezioni regionali a metà del mese. Hai gestito bene la faccenda, gli elettori ti premiano, al contrario diventa un disastro. In più, c'è anche il referendum sul taglio dei parlamentari. Nonostante tutti i dubbi che nutro a proposito, ho deciso di votare sì, cioè di ridurre il numero dei parlamentari.

 

Perché questa mia decisione? Te la fanno sempre complicata. Senti una parte e sei d'accordo, senti quelli che dicono le cose opposte e non ti sembra che hanno torto. Un disastro, ma voluto dai nostri cari rappresentanti. L'argomento principale che mi porta alla mia sentenza finale è risparmio di soldi: meno parlamentari, meno spesa pubblica. Sì, sono ingenuo, perché mica abbassano le tasse per questo. Il tesoretto sprecheranno da qualche altra parte. Ma dal mio punto di vista, meno sono meglio è. Mi fanno ridere certi ragionamenti che si leggono nei giornali. Uno di loro ha messo sulla prima pagina che dice che diminuendo in numero i parlamentari lavoreranno di più e meglio!? Valuto che il giornalista inventore dell'articolo è una persona diversamente intelligente. Oppure è una persona faziosa che prende la posizione in funzione delle proprie convenienze. Noi siamo un paese cattolico, ma se ne freghiamo altamente degli altri, dei nostri concittadini che stanno peggio di noi. Ci interessano soltanto qualche attimo prima delle nuove elezioni e allora tiriamo fuori i nostri soldi (parlo a nome dell'esecutivo; i soldi ovviamente sono quelli nostri, della cittadinanza) e li regaliamo alle fasce più diffuse dei elettori. Il compito ogni anno diventa più semplice, perché c'è un flusso continuo, quotidiano, di quelli della fascia media verso la fascia più bassa. Così il numero delle persone che riesco ad accontentare con gli stessi soldi è sempre più ampio.

 

Come mi difendo io da questo degenerazione della società? Prima di tutto, mi ritengo uno fortunato perché qualche denaro ce l'ho ancora. Inoltre, non sono spendaccione e mi accontento di poco. Non mi piacciono le cose materiali e specialmente ho l'antipatia verso tutto quello che è considerato il lusso. Pertanto, non guadagno molto, ma spendo di meno. Guardo meno possibile i telegiornali e le altre trasmissioni di approfondimento: quelle approfondiscono soltanto quel buco che ho dalla parte posteriore del mio corpo. Quando niente di questo aiuta il mio sistema nervoso, esco sul balcone e mi godo il panorama. Meglio un tempesta con i lampi e tuoni sopra la città, che un politico che parla.

 

Alla fine, per sdrammatizzare questa situazione marmellatica (una mia espressione, appena inventata) ecco una battuta che gira nelle reti sociali, forse non tutti seguite la corrente: sono molto intelligente, ma sono asintomatico. Ci si sente l'anno prossimo, se il virus non vince.

 

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mar

18

feb

2020

Prescrizione da prescrivere

Ultimi 2 mesi non se ne parla di altro, con l'eccezione che riguarda il coronavirus e non è una cosa nostra, ma un fatto mondano, cioè legato al mondo e non locale. Ecco, sto copiando il metodo: 2 righe senza dire quasi niente. Ma tranquilli, io alla fine dirò qualcosa e tiro fuori anche qualche argomento per sopportare le mie tesi. Tutto nasce dalla mancanza di cervello che è una malattia acute dalle nostre parti, legata in modo particolare alle istituzioni, cioè alle persone che occupano i posti di lavoro presso le stesse. Oppure, è una contro ipotesi, dal fatto che loro possiedono quella massa grigia, ma la utilizzano in modo sbagliato; quest'ultimo dal punto di vista di noi cittadini.

 

Qualche sera fa ho sentito in una trasmissione televisiva che in Unione Europea mediamente si prescrivono l'1,5% dei casi. Come spesso accade, noi siamo i primi nella classifica con un bel 11%: 7 volte sopra la media. Quelli di Cinque stelle da anni denunciano che molte persone colpevoli sfuggono alla giustizia perché entra in vigore la prescrizione. Che sono veramente colpevoli, visto che non si arriva alla condanna oppure all'assoluzione e non si sa con certezza come stanno le cose, è una sensazione largamente diffusa. Per essere sincero, anche io ho questa sensazione. Perciò, visti anche i dati europei, le cose tornano: da noi la giustizia non funziona perché troppo spesso entra in vigore la prescrizione. Fino a questo punto ho usato la parola tante volte e deve essere vero che questa parola ci provoca il problema. Pertanto, i pentastellati trovano un modo semplice per arrivare alla soluzione: eliminare la prescrizione. E qui iniziano i problemi.

 

È facile ed è anche abbastanza logico arrivare a questa conclusione, ma non sempre le cose sono così semplici. La prescrizione arriva dopo qualche anno. Per i reati più seri, il periodo minimo è di 5 anni, e per certe illegalità si arriva anche a 10, 20 anni (alcuni reati, come per esempio l'omicidio, non si prescrivono mai). Ma se non riusciamo arrivare ad una condanna/assoluzione in un periodo così lungo, forse non ci impegniamo abbastanza, forse siamo pigri e non abbiamo voglia di lavorare oppure siamo semplicemente pochi e non riusciamo sbrigare la molle di lavoro che troviamo sul tavolo (sì, noi italiani andiamo al tribunale più spesso rispetto alla media europea). Le nostre leggi non sono molto diverse rispetto agli altri paesi e quel abisso di 7 volte non sembra dovuto alle prescrizioni, presenti in tutti gli stati europei.

 

Guardando anche le statistiche della produttività dei nostri impiegati in questo settore, si scopre che non eccellano molto. Ma andare ad aumentare la produttività è un compito molto arduo, ed è più semplice scrivere due righe che quando diventano la legge, ci danno la possibilità di dire alla cittadinanza che abbiamo risolto il problema. Però, dopo qualche anno si vedrà che non è stato risolto niente e che probabilmente le cose sono ulteriormente peggiorate perché la coda dei processi, già enorme, è diventata gigantesca. Ma io ho bisogno da mettermi in primo piano adesso e tra qualche anno ci toccherà qualcun altro a pensare ai problemi. È così come funzionano i nostri senzacervello.

 

C'è da pensare anche a quelli che sono e saranno i clienti della giustizia. Ci ha pensato anche la costituzione dicendo che bisogna garantire una lunghezza ragionevole del processo. Credo che tutti condividono questo, tranne qualche politico e magistrato. Tra questi ultimi ci sono quelli che vogliono mandare tutti in galera, non importa se sé lo meritano o meno. Per loro va bene sacrificare qualche innocente per non rischiare di liberare un colpevole. Deformazione professionale che è dura da morire. I nostri illustri avvocati, come per esempio il capo del governo (che si proclama anche l'avvocato del popolo) ed il ministro della giustizia, propongono le soluzioni per uscire da questa fase in cui la giustizia è formalmente anticostituzionale (attualmente non c'è alcuna garanzia per quanto riguarda la durata del processo) propongono le soluzioni altrettanto incostituzionali. Ma ragazzi, si può? I professionisti della giustizia che non conoscono la nostra carta base?

 

A mi il capo dell'Italia viva (non voglio scrivere qui il suo nome e non voglio nemmeno spiegare perché questa mia decisione) non è mai piaciuto molto, ma attualmente si comporta in modo stranamente compatibile con la mia visione della politica. Se c'è un principio che è da difendere, si difende ad ogni costo, anche rischiando di perdere le poltrone. E lui lo fa e mi auguro che riesca a tenere duro fino alla fine. Perché i numeri dell'opposizione non sono sufficienti per fermare questa sciagura e ci vuole qualcuno "responsabile" dall'interno che mette uno segnale di stop. Forse riuscirà a farsi pagare questa mossa dagli elettori, nelle prossime elezioni.

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lun

02

set

2019

Domenica sportiva

Mia moglie mi prende in giro dicendo che tutte le mie domeniche sono sportive. Ha ragione! Seguo gran premi di Formula 1 e Moto, se c'è ciclismo, io lo guardo e per maggior parte dell'anno mi appoggio sul calcio. Prima provavo di vedere qualche partita in streaming, ma vista l'orrenda qualità dei siti che usavo, ho lasciato perdere. Ultimamente seguo Tele Lombardia, uno di quelli canali piccoli che dedicano tanto spazio al calcio. Sono presenti alcuni personaggi molto divertenti e a volte è meglio seguire le loro performance che guardare le partite, specialmente quelle di Milan. Confesso: sono milanista. Per tanti anni era un piacere essere tifoso di questa squadra, ma negli ultimi anni siamo impresentabili, e dopo le prime due partite del campionato di quest'anno, direi che in questa stagione saremmo conformi a noi stessi: cioè non riusciremo a fare niente di buono. Contro Udinese, zero tiri in porta. Ma si può? Comunque, se non ci impegniamo abbastanza riusciamo a fare i miracoli, al contrario.

 

Per la domenica passata mia moglie ha deciso che devo cambiare l'abitudine e che mi porta fuori casa, a fare un giro a Milano. Su certi aspetti lei ha pienamente ragione e pertanto io ogni tanto cerco di essere un buon marito che ascolta i consigli. Un po' dopo il mezzogiorno (il sole spaccava e io sudavo a cascate) siamo entrati nell'Orto Botanico di Brera. Lo spazio è piccolo e non c'è gran che da vedere. Mi stavo spostando tenendo più conto di stare nell'ombra rispetto a quello che eventualmente mi interessava di vedere. Ho visto una marea di erbaccia, ma mia moglie mi spigava che non si tratta dell'erbaccia, ma delle varie specie dell'erba. Probabilmente in un altro periodo dell'anno il giardino è più bello per la fioritura delle piante. Io, per essere proprio sincero, mi annoiavo e della bellezza che mi aspettavo ne ho vista poca. Il più bell'orto botanico hop visto in Marrakech, in Marocco; uno spettacolo dei colori.

 

Mi teneva in vita il programma della mia cara che dopo questa visita prevedeva una sosta per una birra nel vicino hotel Bulgari. Per accedere alla terrazza, prima dovevamo passare davanti all'entrata dove erano parcheggiate le macchine. Ma che macchine! Mi sono fatto una foto davanti ad una Lamborghini e l'avevo spedito a tutti gli amici. Non riporto qui le loro reazioni. Ci siamo accomodati sul terrazzo dell'albergo. Vista l'ora, abbiamo deciso anche di mangiare qualcosa. Io ho preso un buon piatto di pasta e mia moglie una focaccia molto buona, farcita con la mozzarella e il prosciutto crudo. Faceva caldissimo e pertanto mi sono fatto anche due birre e per mia moglie è bastata una. Ho chiesto il conto che è arrivato e non mi ha sorpreso; ho già fatto i calcoli guardando il menu. Ottanta sei euro (con i numeri 86). Una birra 12 euro e il mio piatto di pasta 28 euro. Va bene, per un attimo mi sono sentito ricco, con tutta quella gente fine attorno a me. Per risparmiare, tutti bevevano acqua. Forse per questo sono ricchi. Devo riflettere un po' su questo aspetto.

 

Il caffè abbiamo preso in un bar vicino, al banco. Due caffè, due euro, anziché 12 da Bulgari. Per proseguire il pomeriggio, l'idea era di visitare la pinacoteca di Brera. La prima domenica del mese l'entrata è gratuita (se non si andavano altri 30 euro). Purtroppo, non eravamo gli unici con quest'idea. C'era una coda di qualche centinaia di metri e pertanto abbiamo cambiato idea, visitando un'altra mostra che ci è piaciuta. Con i mezzi siamo tornati a casa. La giornata era molto soffocante e ho subito acceso il condizionatore. Il secondo apparecchio era il televisore. Sulla Tv8 c'era differita della Formula 1. Avevo acceso con 2, 3 minuti di ritardo, ma non ho perso molto in quanto c'era un'incidente all'avvio della gara. Sfruttando la pausa, mi sono portato una birra fredda e ho preso la solita posizione. La mia domenica sportiva riiniziava. La corsa è finita anche bene, perché la Ferrari è riuscita finalmente a vincere. Ci mancava una vittoria da tanto tempo. 

 

Una doccia dopo la gara e il tavolo con la cena era pronto. La moglie era contenta della giornata trascorsa insieme e si è impegnata in cucina: ha preparato un ottimo piatto con curry. Mi lodava perché avevo fatto un po' di attività fisica. Il suo Smartphone diceva che abbiamo fatto oltre 10 mila passi, e questo non è male. Entrambi eravamo contenti per aver passato una domenica diversa e alla fine sono riuscito a farmi anche la mia domenica sportiva abituale.

 

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lun

04

mar

2019

Sul razzismo

Se ne parla molto ultimamente e ci sarà una ragione perché il razzismo occupa così tanto spazio mediatico. Ma prima di esprimere le mie idee a proposito di questa piaga umana, vorrei dire qualcosa sulle primarie del Partito democratico che si sono svolte ieri e oggi sono il tema principale dei quotidiani e delle reti televisive. Ci sono molte prove chi il nostro popolo è molto creativo. Ieri mattina sono andato al bar del paese per bere un caffè. Non mi passava l’idea di andare a votare per le loro primarie. Non voglio intromettermi nella casa degli altri; che si facciano male da soli, senza mio aiuto. E così bevendo il primo caffè del giorno o sentito la battuta. Uno di fronte al barman spiegava che il PD organizza le primarie per poter avere un loro candidato vincente. Bella! Dopo le batoste nelle ultime elezioni regionali (anche se loro confermano diversamente), ci sta tutta ed è proprio indovinata e molto celere. Ecco perché è piacevole bere il caffè mattutino in un bar; a casa tua una battuta di genere non la puoi proprio sentire. Ti rallegra la giornata e ti apre gli occhi, penso politicamente.


Ha vinto in modo prepotente il fratello meno popolare. Si festeggia grande affluenza e la vittoria in campo di uno dei candidati. Quest’ultima ha sicuramente un significato positivo per loro. Se il vincitore non raggiungeva il 50% più un voto, tutto si rimandava all’assemblea nazionale e là poteva succedere di tutto. Perciò, gli è andata bene. Bene da questi due punti di vista, ma il nuovo segretario non è uno che può portare alla rinascita il partito che ha cambiato tante volte il nome. Per questo fatto è poco riconoscibile in quanto la maggioranza del loro elettorato è anziana, e si sa che con l’anzianità si perde anche la memoria. Così quelli fanno fatica a capire come si chiama il partito sul quale devono mettere una croce nella scheda elettorale. Ma i votavo sempre il Partito comunista e adesso nono c’è più. Chi corrisponde a questo nome; avevo sentito una signora anziane nelle ultime elezioni politiche dell’anno scorso.


Ho già prodotto la metà del testo desiderato e non ho ancora toccato l’argomento annunciato: il razzismo. Ieri, in concomitanza con le primarie, tutti quelli di sinistra si sono dati un appuntamento a Milano per dimostrare contro il razzismo. Sono state dette delle frasi che non significano niente, che non soltanto non c’entrano con la realtà, ma che sono opposte alle cose facilmente verificabili da tutti coloro che vogliono verificare le cose. La maggioranza delle persone non vuole verificare niente, non desidera utilizzare il proprio cervello per riflettere sui fatti e trarre le conclusioni che hanno una certa logica. No! A loro piace farsi sentire dagli altri, quelli che gli piacciono (non si capisce perché), come stanno le cose e chi è colpevole per questo e quello. Si confondono i concetti, perché qualcuno li vuole confondere. Alla fine, si ottiene che la legalità diventa il sinonimo per il razzismo.

 


Partiamo dai fatti inconfondibili: abbiamo qualche centinaia di migliaia degli immigrati irregolari. Perché sono qui? Perché qualcuno gli ha fatto entrare senza chiedere che sia rispettata la procedura di ingresso in un paese straniero. Anche le leggi internazionali prevedono una verifica dell’identità della persona che entra nel paese. Ci saranno dei responsabili che hanno fatto entrare tali persone nel nostro paese. Qualcuno risponderà che tra di loro comunque potrebbero esistere le persone che avranno diritto all’asilo. È vero, ma devono avere un’identità; è l’unico modo in cui noi possiamo verificare se esistono gli elementi per la richiesta dell’asilo. Alla fine di tutta la storia, alcuni ottengono l’asilo e gli altri no. Cosa succede con questi ultimi? Rimangono clandestini, ma dovrebbero essere espulsi. Ci sarà una legge che dice chi è responsabile per la loro espulsione? Forse nemmeno, conoscendo la nostra legislatura. Se esiste, qualcuno è responsabile e se non esiste, c’è sempre uno che è responsabile, ma non si sa chi è. Non si tratta del razzismo, cioè che io mi sento superiore a tutta quella gente che viene a sfuggire dai guai o cercando un futuro più promettente (ragazzi, anche voi dovete pensare un attimo prima di scegliere il paese nel quale volete approdare).


Pertanto, si tratta di rispettare le leggi e non di razzismo. Tutti quelle persone per bene che accetterebbero tutti gli immigrati con le braccia aperte, ovviamente non vivono nelle zone piene di profughi. Loro è una posizione spirituale, non pratica e morale, perché il morale cambia in funzione dei parametri che ti circondano. E quando hai paura per tua figlia quando torna a casa tardi e per questo vai dalla sua amica a prelevarla e portarla a casa, diventi anche un po’ razzista. È quelli che ci governavano ci hanno portato a questo punto.

 

 

 

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gio

06

set

2018

Un altro settembre

Sono le 17:40, circa. Dietro di me l'edificio dove tutti i giorni trascorro 8 ore della mia vita. Cinque giorni su sette. Un quarto della mia vita, almeno quella lavorativa. Se considero i giorni delle ferie e quelli festivi scendo ad un quinto. Comunque non è poco. Per quello cerco di stare bene là dentro, anche se non sempre è facile. L'organizzazione lascia desiderare, per non utilizzare qualche espressione più marone. Non tutti i colleghi sono piacevoli e collegiali. Il lavoro è spesso noioso e ripetitivo. La cosa buona è che almeno lo stipendio è sempre regolare. Non è altissimo, ma si può contare con sicurezza su questo mio unico introito. È la contropartita per il tempo trascorso dentro. Ci sarebbero molti che se la passano molto peggio di me. Qualche volte, alla fine della giornata mi sento tranquillo e realizzato. Si è fatto qualcosa fuori del solito, oppure si è avuto un rapporto umano con una persona. Oggi non è questo caso. Non è andata molto bene. Dovevo finire un compito ma per i problemi organizzativi tutto è andato storto. La documentazione che dovevo esaminare non era pronta, ma il capo ha chiesto come mai non ho prodotto quello che dovevo. Gli dovevo spigare che senza mattoni è impossibile costruire la casa. Un concetto chiaro a tutti, ma non a lui.


Lasciamo perdere. Adesso sono fuori. Mi sento giù, ma non riesco a capire esattamente perché. Ultimamente, questo mi succede spesso. Le faccende giornaliere che si svolgono in quel edificio non mi fanno aumentare o abbassare lo stipendio, ripeto a me stesso. Fregatene! Strano come la parte razionale sembra sempre sottoposta a quella emozionale. Devo fare qualcosa per migliorare la giornata. A due cento metri c'è un bar. Mi piace perché è nascosto a quelli che escono dall'edificio. Non mi piace farmi vedere. Entro dentro e saluto il proprietario. Ci conosciamo già abbastanza bene. Passo qui 2 o 3 volte al mese. Posto è di quelli a basso livello ed è proprio questo che mi attira. O così, oppure di lusso, esclusivo. Ma questi ultimi sono molto meno diffusi e nella zona dove lavoro io non ci sono. Inoltre si spende tanto e la mia paghetta mensile non può sopportare un tale carico. Qui la birra in bottiglia costa soltanto 3 euro. Io sono amante di quella a spina; mi sento più popolo così. Purtroppo non sai mai cosa ti servono. Così da qualche anno bevo soltanto quella imbottigliata.


Entro dentro, prendo il prodotto dal frigo, mi avvicino al banco e pago. Chiedo anche un bicchier. Una volta adoravo la sensazione che avevo inclinando la bottiglia per far scorrere il contenuto nella bocca. Anche questo con anni è cambiato. Il bicchiere mi fa sembra il liquido contenuto più gradevole. Scambiamo anche due parole, all'inglese, sul tempo. Esco nel cortile e mi siedo su una sedia di plastica, mal ridotta. Verso metà del contenuto e prendo il primo sorso. La giornata sta per migliorare. Tiro fuori l'attrezzatura dalla borsa e la poggio sul tavolo. Apro il pacchetto, tiro fuori la sigaretta, l'accendo. Inizio a rilassarmi. Il sole è ancora alto, ma le ombre hanno iniziato a prolungarsi. In questo periodo del giorno i colori si accendono e diventano più accesi. Poche nuvole bianche che navigano nel cielo completano il quadro. Bello stare fuori e guardare in alto. 


Un altro tiro ed un altro sorso. Il 5% della sostanza principale che si trova dentro il drink inizia a sentirsi. Il mondo appare più roseo. Davanti a me un fabbricato nuovo di zecca. Bianco e nero (in un altro campo, non sono i miei colori preferiti). L'architettura molto semplice ma ben riuscita. Ne so qualcosa a proposito: sono di mestiere. Davanti l'area verde estesa. Due alberi centenari, con le chiome notevoli. L'autunno si sta avvicinando e c'è già qualche foglia gialla. Questo migliora ulteriormente l'impressione fornendo uno spettro affascinante. Il contenuto della bevanda si è dimezzato. Il bicchiere è diventato doppio del necessario, direbbe un ingegnere. Un'altra sigaretta. In questa strada passa poca gente; soltanto quelli che abitano. Tanti sono con gli occhi a mandorla. Non danno molto nell'occhio. Gente tranquilla che lavora. In questo quartiere ci sono tanti locali che gestiscono loro.


È l'ora di partire. Ho detta a casa che questa settimana sono molto impegnato e che probabilmente verro più tardi a casa. Non è la verità, ma nemmeno una bugia. Ieri, per esempio, sono tornato alle otto in quanto ho lavorato, sul serio. Anche oggi ricapitava che preparavano quell'elaborato in tempo utile. Visto che non è successo, son qui. Saluto il proprietario e mi indirizzo verso la metropolitana. Ci metto dieci minuti per raggiungere il treno e dopo mezz'ora per arrivare nel paese dove vivo. Alla fine ci sono un quarto d'ora a piedi per arrivare a casa. Il mio pensiero viene stimolato dal mio stomaco: cosa ci sarà per la cena? Anche oggi sopravvivrò!

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gio

29

mar

2018

Un pomeriggio da eroine

La trascrizione di una chat tra Milena e Chiara, avvenuta il 27 marzo 2018. Siamo verso le 3 di pomeriggio. Inizia Milena:
- Ciao Chiara! Mi daresti una mano a pulire questo posto?
- Scusa, non ti capisco.
- Vedi il messaggio sopra. Tutta spazzatura con collegamenti inverosimili che non c'entrano niente con l'ambiente in quale ci troviamo.
- Adesso mi è più chiaro. Ma cosa intendi per pulire? Cancellare le note fuori luogo? Come si fa?
- Allora, non ho l'accesso al sistema operativo di questa chat, pertanto non posso semplicemente cancellarli. Ma esaminando anche le altre stanze simili mi sono accorta che nello spazio dedicato ci stanno circa 30 comunicati. Se aggiungi uno, questo compare, ed il più datato dalla lista scompare.
- Ho capito, ma non afferro il concetto. Come ti posso dare una mano?
- Mi stai già aiutando. Dobbiamo scambiare una trentina di messaggi e rimarranno soltanto questi, mentre quella spazzatura che c'è adesso scomparirà.
- Perciò devo soltanto scrivere qualcosa?
- Brava!
- Va bene. Non vedo molto senso di quest'attività, ma visto che non ho niente di più intelligente da fare, ci sto. Ancora sto digerendo la carbonara che mi ha lasciato la mamma e non ho voglia di fare niente. Stare qui e scrivere senza senso (va bene così, se ho afferrato in modo giusto) ma addirittura riposa.
- Sei un genio. Hai capito tutto. Dai, raccontami cosa hai fatto stamattina. Non allungarti troppo, se no perdiamo troppo tempo. Non ha importanza la lunghezza, ma il numero dei post.
- Aspetta un attimo, devo andare in bagno.
Pausa di quasi 10 minuti.
- Eccomi qui, sono tornata.
- Avevi un bel da fare, mi sembra.
- Ma no! Ho dimenticato di lavare i denti dopo il pasto e ho sfruttato l'occasione visto che mi trovavo là.
- E mi hai lasciato ad aspettarti?
- Ma dai, neanche tu non hai particolari cose da sbrigare, se no mica perdevamo il tempo così.
- D'accordo. Però stare qui da sola, senza compagnia, con la casetta che non si muove... Mi sentivo triste ed abbandonata. Per una necessità, ma che depressione.
- Dai, mi prendi in giro. Vuoi che ti racconti cosa mi è successo l'altro ieri pomeriggio?
- Spara!
- Sono andata sulla finestra a raccogliere i vestiti che stavano fuori per asciugarsi. Lì ha messi mia madre quella mattina, prima di andare in ufficio e mi ha chiesto di toglierli quando saranno asciutti. Sai che noni non abbiamo un balcone. Abbiamo l'asciugatrice, ma mamma preferisce metterli fuori quando c'è bel tempo e sole. Dice che i raggi solari ammazzano le batterie e disinfettano la roba. Mi è rimasto ancora poco quando mi scivolano dalle mane un paio di mutandine. Cavolo, devo scendere a raccoglierle. Metto le scarpe da tennis e scendo due piani a piedi. Sai che non abbiamo nemmeno l'ascensore. Arrivo giù, ma le mutandine non ci sono. Dove sono finite? "Sono le tue?" sento una vocina. Un ragazzino di 9 anni le sventolava.
- Sei riuscita a recuperarle?
- Si, ma dovevo corrergli dietro perché non voleva darmele. Ad un certo punto a preso un gobba e per non cadere le ha lasciate perdere. Se non, non sono tanto sicura di acchiapparlo; era più veloce di me. Ma alla fine sono tornata nell'appartamento e dovevo anche rilavare le mutandine e stenderle di nuovo, ma questa volta sopra la vasca, per non rischiare un altro episodio spiacente.
- Stavo contando: abbiamo fatto 23 inserimenti. Ci mancano ancora 8 o 9. Possono essere più corti, ma il numero va rispettato. Ho fatto il controllo e in effetti quelli presedenti spariscono.
- Sono stata presa dall'ispirazione letteraria e ho scritto tutto in un unico respiro. Potevo spezzettare quel paragrafo lunghissimo che ho fatto.
- Va bene anche così, sembra tutto più naturale, come una vera chiacchiera.
- Ma che te ne frega se sembra naturale. In effetti lo è, ma perché deve sembrare così.
- Non ti ho detto tutta. Per dire la verità sto facendo un favore al mio ragazzo. Lui sta creando una specie di attività online, e de molto taciturno a proposito. Lui mi ha chiesto di svuotare questo posto e quando ho chiesto la ragione, non voleva svelarmi niente. Ha detto soltanto che dopo passa lui, e che "sporca di nuovo", come aveva fatto il tizio in precedenza. Il tizio gli ha dato idea come fare un caso, ma non so quale.
- Capisco che non capisco niente. Siamo a 29. Ho dato un'occhiata anche io all'inizio e vedo che tutto di prima sta scomparendo, cioè funziona.
- Ancora questa ed eventualmente un'altra. Ti ringrazio per il tuo impegno e ci vediamo domani in palestra. Vieni, no?
- Figurati, è stato piacere dialogare con te. Domani ci sarò. Si è fatto tardi. Buona serata.

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mer

25

ott

2017

Affitto

Affittare, non affittare oppure vendere. Questa è la domanda.

 

Se avete acquistato una casa per investimento, fermatevi qui. Dubito che andando oltre troverete concetti che vi potrebbero interessare.
Vedete, l'acquisto di una casa è un po' come il parto. Dopo lunghi mesi passati a cercare quella che fa al caso vostro, iniziano le procedure burocratiche e la parte dolorosa, svuotare un conto corrente oppure andare in banca a chiedere un mutuo. Congratulazioni, siete diventati genitori. Proprietari di un immobile di cui vi dovrete prendere cura e, periodicamente, investire altro denaro. Proprio come fanno genitori con i figli.
Come già sapete, la vita è piena di piani che non vanno a buon fine, di imprevisti e ostacoli. Cosa fare se, per qualsiasi motivo, dovete traslocare e lasciare la vostra bellissima casa con i vostri bellissimi mobili firmati?
Oltre a me conosco altre due persone nello stesso stabile, sul rogito considerato signorile, che si sono trovate nella stessa situazione. Tutte donne sulla trentina.
La scelta più razionale e logica per la quale un uomo credo non avrebbe alcun problema è affittare. Subito. Ecco, noi donne non siamo uomini. E i nostri cervelli, scientificamente stabilito, funzionano diversamente.
Le due donne che possedevano il mio stesso appartamento nello stesso stabile, hanno preferito chiuderlo. Una, per sette anni. L'altra, per due. Ora, avendo io una piccola parte razionale all'interno del mio cervello mi rendo conto che tenere casa chiusa per un periodo lungo rappresenta una follia. Dal punto di vista finanziario possiedi una casa che mensilmente ti riduce lo stipendio a causa del mutuo (per coloro che hanno il mutuo) e delle spese condominiali. In un condominio signorile non sono poche, credetemi.
Oltre alla antipatica questione del denaro, c'è un altro aspetto da considerare. Una casa lasciata vuota per più di un anno richiede pulizie. Non pensate che se chiudete la porta per quattro mesi, per esempio, non troverete polvere. Vi aspetterà e voi dovrete investire il vostro tempo nelle pulizie, oltre a pagare il mutuo, oltre a pagare il condominio.
Tranne nel caso in cui siete davvero benestanti, fidatevi di me, avete scelto strategia sbagliata.
E ora, arriviamo a me. Terza donna sulla trentina che si è trovata ad avere in mano casa bella e vuota.
Come forse avevo già accennato sopra, un anno di casa vuota non rappresenta alcun problema. Soprattutto se non siete schiavi di una banca. Vedete, per alcune donne la casa non è semplicemente un tetto sopra la testa con cianfrusaglie varie. La casa è sicurezza, è il nostro spazio e per una che è figlia unica come me, non abituata neanche a condividere la propria Barbie, figuratevi quanto avrei preso in considerazione di affittarla e fare entrare degli invasori, perfetti sconosciuti, nel mondo creato a mia immagine e somiglianza. (ovviamente giocavo con le Barbie a cinque, forse sei anni e non ora) Vedete, l'affitto è una forma di violenza. Rifletteteci per un istante.
Comunque, una parte di me nonostante esperienze catastrofiche che aveva sentito, ha deciso di provare, un po' per curiosità, un po' per fare un esperimento e logicamente anche per il denaro. I miei criteri con le persone sono alti e mi rendo conto ma, senza minimo sforzo sono riuscita a trovare due persone che mi sono piaciute. Non solo sono piaciute a me ma anche alla agenzia immobiliare che sei anni prima mi aveva venduto casa, facendo un ottimo lavoro. Questo ci tengo a dirlo.
Non entro nei dettagli dei miei diciotto mesi di locazione ma vi racconto come è finita, che cosa ho imparato e che cosa penso oggi degli affitti in generale.
Se siete alla prima esperienza, rivolgetevi ad un'agenzia perché non avete idea di quanta burocrazia dovrete affrontare. Non accettate il loro contratto standard e ricordatevi che siete voi il loro cliente principale e che siete voi a dettare le regole e il loro lavoro è di fare il vostro interesse. Non vi imbarcate in una esperienza che non conoscete concludendo l'affare in dieci giorni perché i potenziali inquilini hanno fretta. Problemi loro. Trovate un compromesso, negoziate. Non accettate in alcun modo di avere il canone di affitto e le spese condominiali separate perché vi toccherà a fine anno occuparvi del conguaglio. Cosa inutile quanto evitabile. Ovviamente sono tutte questioni di cui si potrebbe occupare l'agenzia ma vedete, se per far entrare due inquilini senza alcuna referenza vi hanno chiesto non poco denaro, vi chiederanno altri trecento euro annui per la gestione. Io forse avrei anche pagato ma la possibilità di questo servizio non mi è stata offerta. Un'altra cosa che assolutamente non dovete accettare è di lasciare le bollette a vostro nome. È un aspetto che vi costringerà ad avere continue comunicazioni con inquilini e vi creerà problemi nella fase della chiusura contrattuale.
La lista mobili fatela più dettagliata possibile specificando, per esempio, che il materasso in camera da letto non presenta macchie. Per ulteriore sicurezza fotografate tutto quello che avete sulla lista mobili in modo tale da evitare di sentirvi dire la tenda era così. La foto mostrerà l'incontrario.
Stabilite delle regole di comunicazione con gli inquilini. Io ero arrivata a farlo in quanto continuavano a lamentarsi con me anche della lampadina fulminata dentro l'ascensore. Insomma, ogni giorno o quasi avevano da scrivere e vi assicuro che in diciotto mesi di locazione la casa non aveva presentato il minimo problema. (la lampadina non riguardava la casa ma il condominio) Quindi, mettete i paletti. Mai dare il proprio numero di telefono. Fornite una mail che non sia la vostra principale e spiegate che ricevete mail negli orari di ufficio, per esempio. Dovete gestire gli inquilini riducendo al minimo il contatto con loro. Più siete in contatto e più aumenta la probabilità di dispute.
Arriviamo alla chiusura contrattuale. Altra cosa che l'agenzia si era evidentemente dimenticata di dirmi è che nella loro commissione non erano comprese le fasi finali. E il proprietario paga pure quelle. Il lato comico è che io ho pagato, ma, dato che nessuno in ufficio sopportava i miei inquilini, loro hanno avuto più vantaggio di me, però, questo credo sia stato un errore mio perché vedete, una cosa che nessuno mai vi dirà è che in quanto proprietari, nel momento in cui firmate il contratto, diventate voi la parte debole. Pensate che vi conviene discutere con persone che vi possono facilmente distruggere casa? Appunto.
Ho fatto un sopralluogo dell'immobile lunedì pomeriggio e apparentemente risultava in buono stato.
Cara mia agenzia immobiliare, non si consiglia al proprio cliente che potenzialmente potrebbe essere un'altra volta cliente nel caso decidesse di vendere, di fare sopralluogo prima della chiusura contrattuale in quanto tra un lunedì pomeriggio e un venerdì sera la casa può essere distrutta. Ed è quello che in parte è accaduto. Cara mia agenzia immobiliare, il codice civile italiano prevede trenta e ripeto, trenta, giorni di tempo durante i quali il proprietario ha diritto di verificare le reali condizioni della propria casa trattenendo la cauzione come garanzia. Credetemi, ha senso. Quando ho fatto sopralluogo con gli inquilini non ho avuto modo di fare una verifica dettagliata. Le verifiche vanno fatte con gli inquilini e per conto proprio durante i trenta giorni.
Arriviamo così al nostro ultimo appuntamento in agenzia per la consegna chiavi che i miei inquilini non volevano consegnare, oltre a non voler pagare le tasse per la chiusura anticipata del contratto. Tasse, per la legge italiana, a carico loro. Elegantemente, hanno chiesto a me di fare a metà. La metà di trenta euro. E si tratta di persone benestanti, credetemi. Hanno anche costretto l'impiegata della agenzia di aggiungere due frasi nel nostro accordo di chiusura. Io avevo visionato l'immobile e non potevo chiedere loro niente a livello finanziario perché non ho riscontrato danni, in più, hanno chiesto per iscritto di avere il residuo della cauzione quello stesso giorno. Ingenuamente, io ho firmato. Poco professionalmente, in agenzia sono rimasti in silenzio perché a loro non interessava fare i miei interessi ma al più presto liberarsi dei miei inquilini. Cosa che mi è stata apertamente comunicata. Insieme al fatto di non rivolgersi più a loro in quanto io non ero una persona con lo spirito dell'affitto. (su questo avevano ragione) Appena riavute le chiavi, sono andata a casa. La situazione non era come il giorno del sopralluogo. Se non avessi firmato quelle due frasi aggiunte alla fine, avrei fatto volentieri causa.
Ora, dopo tutto questo la domanda è, affitterei di nuovo? Non so. Sicuramente non pagherei un'agenzia. Questa è l'unica certezza che ho al momento. Oltre al fatto che non prenderei inquilini senza referenze verificabili e farei fare loro un colloquio. Per il resto, forse, in futuro potrei riaffittare. Unicamente a mie condizioni. Perché vedete, non vi fate ingannare dal mercato e dalle valutazioni degli agenti immobiliari. Dovete dare voi stessi il valore alla vostra casa. Una casa arredata con mobili costosi non può e non deve essere affittata allo stesso prezzo di una topaia senza mobili. Se avete da mangiare e siete senza grossi problemi finanziari, aspettate. Non agite di fretta. Studiate il quadro completo della situazione. Stabilite il prezzo voi e non abbassatelo perché vedete, i miei diciotto mesi di locazione sono stati estremamente stancanti dal punto di vista psicologico e anche stressanti. Che volete farci, ho scoperto di essere una persona iper sensibile. Ma, il denaro aiuta. Io avevo affittato casa decisamente al di sotto del suo valore perché volevo fidarmi degli inquilini e per me era più importante avere due persone che mi tenessero bene la casa rispetto a qualche soldo in più. Ora, farei tutto diversamente e sicuramente stabilirei una cifra che potrebbe abbassare il mio disagio, perché credetemi i soldi hanno potere. Eccome.
L'altra sera guardavo un Tedx molto interessante sul tema ansia. Se non sapete cosa sia un Tedx andate subito su Google a informarvi. Vi si aprirà un nuovo mondo, anzi, una nuova prospettiva. Ammetto di avere il problema della ansia e credetemi è un problema oltre che psicologico anche fisico. Olivia Remes, che affrontava il tema sul palco, ha citato lo scrittore Chesterton e un concetto che ha subito catturato la mia attenzione. Quello che vale la pena di fare è farlo male per la prima volta perché ti porta ad un'azione.
E più ci penso, più mi rendo conto che ha ragione. Fare, anche male, è anche più divertente che non fare. E davvero ti aiuta ad abbassare il livello di ansia.
Tornando al discorso degli affitti, perché avere paura di rimetterla sul mercato? Non ha senso. Intanto, sei tu in quanto proprietario a dettare le condizioni. La prima volta forse hai fatto male, la seconda probabilmente farai meglio.
Ma siccome io ho deciso di divertirmi e aumentare il mio raggio di azione, perché non provare anche a vendere? Attenzione, provare a vendere non significa necessariamente vendere e sicuramente non svendere. La vendita può essere un processo lungo ma intanto ci si porta avanti perché vedete il rapporto con la propria casa è un po' come il rapporto con vostro marito. Se l'amore finisce bisognerebbe divorziare e non ostinarsi a restare incastrati in una situazione solo perché ci fa sentire al sicuro.
Le case sono soltanto case e non possiamo lasciare che ci incastrano con la vecchia mentalità "è meglio investire nel mattone piuttosto che avere i soldi in banca". Ognuno di noi deve, dovrebbe, fare ciò che è giusto per la propria persona. Il che non necessariamente coincide con il parere degli altri. Ma gli altri sono soltanto altri. Noi dobbiamo pensare a che cosa vogliamo noi, a che cosa ci fa stare bene. E non lasciare che siano loro a decidere, perché anche imporsi nelle vite degli altri è un'altra forma di violenza. Non è rispetto. E noi vogliamo il rispetto, giusto?

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mer

03

mag

2017

Traghetti

Un po' di tempo fa, qualche settimana, si è diffusa la notizia che l'agenzia internazionale Frontex ha espresso dei dubbi sul corretto comportamento di alcune organizzazioni non governative impegnate nel salvataggio dei profughi che partono dalla Libia verso Italia. Non mi sono attaccato molto all'informazione. Le attività illegali, criminale e di quelle non etiche non ne parliamo, sono un fenomeno esteso. Una in più non provoca tanto interesse, anche se questa ha delle particolarità che danno una sottolineatura interessante. Poco tempo dopo l'argomento è diventato ogni presente e tutti si sono impegnati a dare il proprio giudizio sull'avvenuto. Per dire la verità, l'avvenuto non si conosce. Ci sono soltanto dei dubbi. Ha iniziato un procuratore generale che ha parlato delle possibili collusioni tra la malavita e le OnG. E' stato molto criticato perché le sue dichiarazioni non erano supportate. Niente prove, nemmeno un'indagine in corso. Soltanto gli indizi.

 

Niente di strano, si potrebbe osservare. Siamo in Italia dove ai PM piace farsi notare dai media, dalla gente. Ho seguito le notizie, le trasmissioni con gli approfondimenti, ho ascoltato tante dichiarazioni pro e contro. Oggi, dopo aver raccolto quello che potevo, non capisco niente. La discussione è diventata italiana, cioè non si parla di argomento con i ragionamenti, ma si cerca di discriminare l'avversario. Quelli che difendono le OnG sono proprio maestri nel far cambiare il tema e portare il dibattito verso le visioni politiche sbagliate della controparte. Una delle principali è che i volontari salvano le vite umane e che quelli che pensano che ci sono delle mele marce vorrebbero far morire i profughi che finiscono nel mare. Che schifo!

 

C'è un fatto inconfondibile. Alcuni telegiornali hanno fatto vedere le posizioni di alcune navi di salvataggio. Molto curioso. Si trovano a poche miglia dal porto dal quale partano i scafisti con la loro merce umana. Basta fare qualche chilometro, scarichi il tuo carico e puoi tornare indietro a ricaricare. L'operazione ripetibile più volte al giorno. La qualità della imbarcazione c'entra poco perché il tragitto da percorrere è breve. Tutt'altra cosa è portare la merce fino alle coste italiane. Il dispendio del tempo e anche la richiesta di un natante molto migliore; è vero che se ne fregano degli altri, ma gli scafisti ci tengono alle proprie vite.

 

Io me la immagino così. Ogni profugo paga 2000 euro per l'attraversata. La metà di questo importo do al capitano della nave, che è unico con il quale tengo i rapporti. Lui decide dove va e sosta la nave e quest'ultimo è importante per me. Il capitano non è volontarie; per forza deve essere un professionista, pagato. Il capitano riempia le tasche e anche il mio guadagno cresce notevolmente. In più i rischi che corro sono molto minori. Una soluzione perfetta, almeno per me e per il comandante della nave. Nemmeno i profughi si lamentano. Prendono un comodo traghetto che gli porta in piena sicurezza verso la loro meta. Non posso sostenere con le prove che sia veramente così, ma ritengo che sia uno scenario plausibile.

 

Mi vengono dei dubbi quando sento quelli che negano con fermezza questo tipo di attività. Come uno può essere sicuro che non esiste un'attività criminale? Mica quelli che fanno queste cose mettono i post nei social media e si pubblicizzano intorno. Molte realtà illegali sono state scoperte dopo tantissimo tempo dal loro avvio. Quando uno dice che non esiste, mi viene l'idea che vuole proteggere qualcosa che non dovrebbe essere protetto. I fronti sono ben delineati e logici nelle sue alleanze, tranne un caso. Il giornale della Santa Sede ha sottolineato che le accuse non sono del tutto infondate. Strano che sono schierati con l'opposizione. Ancora più strano è che i vescovi italiani hanno una posizione opposta.

 

Una volta al bordo, i profughi devono essere sbarcati da qualche parte. Non possono trascorrere il resto della vita sul mare e occorre anche liberare lo spazio per quali che vengono domani. Dove li sbarchiamo? Cavolo, la costa più vicina è a poca distanza, proprio là da dove sono partiti. Non si può, dicono, ma non dicono perché. La nave si trova nelle acque territoriali libiche. Credo abbia permesso di stare là, se no la loro presenza sarebbe una cosa illegale. Perché non possono attraccare per scaricare la gente alla quale hanno salvato la vita? Visto che non si può, la nave si indirizza verso nord. Prima terra che si incontra è Malta. Chiedo permesso di sbarcare gli esuli, ma questo non viene mai accordato. Ma la Malta non rispetta le leggi internazionali e quelle europee? Oppure non c'è niente da rispettare, anche se a noi vendono una verità opposta. Così si procede verso Italia e noi con le braccia aperte accogliamo questa folla che va ad aggiungersi a quella arrivata ieri, l'altro ieri e così via. Siamo stupidi, o non siamo stupidi, questa è la domanda che mi pongo. Se siamo stupidi è perdonabile. Dio ci ha fatti così e qui non si può fare niente. Se non siamo stupidi allora è grave. In questa ipotesi Dio non c'entra niente.

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gio

10

nov

2016

Trumpate

Ieri c'era l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Per aggiunger il significato a questa data si è associato un altro evento: Donald Trump è diventato quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Stamattina si già raccontavano le barzellette sul nostro nuovo eroe. In una, quella più accattivante, si dice che lui è un razzista è la prova è che appena arrivato a Casa Bianca abbia tolto il posto di lavoro ad un nero. Questa barza può essere inserita nel genere umorismo nero (questa è la mia aggiunta). Non so se la battuta è stata inventata sulla nostra penisola oppure ci è arrivata da oltreoceano, ma è forte. La maggioranza dei mei colleghi in ufficio e i miei amici è sconvolta dall'avvenuto, in modo negativo. Vedono un futuro nero (non ho capito perché, visto che il presidente adesso è bianco). Lo stesso vale anche per i nostri personaggi pubblici, cioè politici, giornalisti e altri protagonisti dalla nostra realtà.

 

Io, al contrario, sono proprio contento della scelta che gli Americani hanno adoperato. Conosco poche persone che condividono il mio pensiero, ma ci sono. Lo scontro elettorale maschio – femmina era inusualmente ferocie, almeno per lo stato più potente del mondo. I contendenti si sono scambiati delle offese, senza risparmiarsi. Ma il nostro maschio vincente era un po' offensivo anche verso gli soggetti esterni, quelli che da ieri dovrà governare. Si riferiva spesso alle donne e alle minoranze presenti sul territorio in un modo aspro. Molte cose erano dette e fatte anche nel lontano passato, ma sono state scavate ai scopi di annientamento del candidato repubblicano. Lo accusavano per le offese, offendendolo in modo ancora peggiore. Il problema è che quando offendi un candidato che è stato eletto nelle primarie, offendi contemporaneamente anche tutti coloro che lo supportano; più o meno mezz'America.

 

A supporto della femmina che voleva presidiare il governo si sono messi molti vip. Tra coloro sporge, almeno per me, l'attore Robert de Niro. Sporge per la sua fama e per livello offensivo al quale si è rialzato per esprimere il proprio oddio verso Donald. Dire di quest'ultimo che è peggio di un cane e di un maiale, non è una cosa molto bella. Parla più di lui, che del oggetto del suo scarico adrenalinico. Si rivolgeva a Trump, ma anche a tutti color che volevano votarlo. Gli aveva detto indirettamente che sono stupidi, senza cervello e che il livello della loro intelligenza è bassissimo. La prova è che votano per quel idiota. Non credo che qualche di quelli che volevano votare Trump abbia cambiato idea. Probabilmente si è convinto ancora di più sulla propria scelta.

 

Ma lo scopo di questi discorsi non dovrebbe essere di convincere gli avversari di cambiare l'idea e di votare l'altra parte? Mi sembra l'unica logica con cui si potrebbe interpretare un intervento pubblico. Faccio fatica a comprendere che la squadra democratica poteva commettere questi errori. L'intervento di De Niro non era unico con questo tipo. Cosa dire della bassezza raggiunta da Madonna che offriva certi servizi ai maschietti che votavano la Clinton (anche se devo ammettere che la sua proposta poteva attirare qualche sostenitore di Trump a cambiare la squadra). Tutto orchestrato da un posto centrale dai democratici. Più oddio e cuore che cervello, e cervello in questi casi conta. Perdoniamoli perché queste cose succedono anche da noi, molto frequentemente. Cari, cercate di ricordarvi che offendendo un avversario politico offendete anche tutti i cittadini che pensano come lui. E in democrazia è legittimo pensare diversamente; basta rispettare anche il pensiero degli altri.

 

La vittoria di Trump, attaccato anche del suo stesso partito (anche questo gli ha aiutato a vincere), mostra chiaramente che la gente è nauseata dall'attuale classe politica, dalle oligarchie che governano e che hanno perso ogni contatto con la realtà, con la vita quotidiana sempre più difficile di coloro che sono base della società. La base produttiva. Tutti altri vivono sulla loro fatica producendo soldi dai soldi, senza passare per qualcosa che veramente serve all'uomo. La politica di oggi, un po' in tutto il mondo, è a servizio delle banche, delle società multinazionali e dei poteri forti. Noi che non contiamo niente, ma che siamo una maggioranza assoluta, siamo fuori dei loro pensieri. Interessante è considerare che altri come noi, sempre sulla metà come numero, votano dall'altra parte. A volte mi chiedo perché? Si illudono di far parte di quell'altro mondo, al quale effettivamente non appartengono. E' piacevole sentirsi in forza ma da una grande delusione scoprire che le cose non sono fatte come sembrano.

 

Adesso ci rimane a vedere se Donald farà quello che prometteva. Io sono scettico. Prima di tutto lui è uno di loro, un magnate. Pertanto i suoi interessi sono molto più vicina a coloro che appartenetemene combatte. Dovrebbe esser veramente un personaggio grande per andare contro i propri interessi, ma a faccia non mi sembra. Una quasi prova che le cose non stanno come sembra sono i mercati finanziari ed il mercato delle valute, cioè forex al quale ultimamente mi sono avvicinato. Dopo qualche ora sembrava che crollerà tutto il sistema, ma in giornata si è ribaltato tutto l'impianto. Tutte le borse positive e il dollaro cresce alla grande. E qualcuno mi vuole convincere che questa barzelletta è seria. Ma fattemi piacere, qui non cambia niente!

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ven

27

mag

2016

Bramosia

Non è facile definire il senso della bramosia visto che l'avidità umana a volte riesce a raggiungere dei livelli inimmaginabili. Chi può essere definito come una persona avida? Lui che desidera la felicità, più soldi, una villa con la piscina a pochi passi dal mare o una macchina di lusso? Con l'avanzare dell'età cominciamo a capire meglio i valori veri della vita, ma per poter fare lo stesso giudizio anche da giovani occorre avere dei fondamenti giusti; la casa si costruisce dalle fondamenta e non dal tetto.

 

C'era una volta il re Mida. Era un figlio adottivo e regnava la regione di Frigia. Vive in un palazzo enorme, circondato con le ricchezze immense e coccolato dalla servitù. Era ricchissimo, ma considerava il suo tesoro principale la sua figlia Zoe. In un'occasione gli è stato offerto di scegliere un qualsiasi dono. E visto che aveva quasi tutto, ha chiesto di poter trasformare qualsiasi cosa in oro con un semplice tocco della mano. In poco tempo tutto attorno a lui è diventato oro puro, ma questa sua capacità aveva degli inconvenienti. Non mangiava più; appena toccava una mela, questa diventava d'oro. Per la stessa ragione non riusciva nemmeno a bere. Era sempre più da solo. Ed un giorno è venuta la sua figlia, il suo tesoro più prezioso, che gli si è buttata nel abbraccio e all'istante diventata d'oro. Per sempre sono rimasti immobili il suo ultimo sorriso e le mani nella posizione dell'ultimo abbraccio.

 

L'uomo è pronto di essere il re Mida? Anche per un giorno solo? Di perdere le cose che ama di più per una cosa che ha un valore soltanto apparente? E perché? Per il desiderio di trasformare tutto in oro, oppure perché non si accontenta di quello che ha ma desidera di avere sempre di più? Una volta esistevano i castelli meravigliosi, ed oggi ci sono delle ville che provocano l'invidia. Le ville con i dettagli allucinanti, soltanto per attirare l'attenzione e per far parlare di loro. Tale villa con la piscina ed un giardino enorme e curato e la Ferrari parcheggiata nel box sono la sostanza ed il succo della vita?

 

A volte le persone non sono nemmeno coscienti del fatto che sono infetti della bramosia. Cercando di avere sempre di più entrano nel vortice dell'imprudenza, negligenza e insolenza. Davanti ad una vetrina di un negozio con i giocatoli: papà, voglio questa nuova bambola! Si, ho già una decina di bambole, ma questa ha i capelli rossi e l'abito nero. Qui inizia il ruolo dell'educazione dei genitori. Si figlia mia, te la compro, e la risposta più semplice perché evita le ulteriori discussioni e le sforzo necessario di spiegare i valori base. E la figli già domani vorrà un'altra bambola. Perché può essere apparentemente costoso spiegare che ha già 10 bambole e che ci sono delle bambine che non hanno nemmeno una, o forse non hanno da magiara.

Raramente si trovano le persone avide tra coloro che possiedono poco, perché quello che hanno apprezzano, rispettano e difendono con la propria esistenza. Ma la bramosia è ambigua e come un ladro ti aspetta dietro l'angolo, per tentarti nelle situazioni più diverse. E quando aspetti di meno, ti prende, ti affascina, ti porta sulla strada sbagliata. E così sul palcoscenico della vita ti inginocchi davanti a questo vizio, senza nemmeno accorgerti che sei finito nella trappola. Diventi una persona nuova, diversa. Ma se stai attento, potrai stare sul palcoscenico in piedi, eretto. Tu sarai quello che tiene la chiave, le porte si apriranno con un sorriso, soltanto per te.

 

L'avidità proviene dall'antichità, perché con la nascita del uomo, nasce anche il bene ed il male (comunque da non trascurare anche l'influenza dell'ambiente circostante). Noi tutti commettiamo degli errori, dai quali si spera di imparare a non ripeterli. La prima volta è un errore, ma la seconda volta diventa una scelta. Si dice che in ogni persona ci sono due lupi; uno buono ed uno cattivo. Da noi dipende quale di loro alimenteremo. Perché lui ci accompagnerà per tutta la vita. Pertanto, facciamo la nostra scelta in modo accurato.

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sab

14

nov

2015

Nebbia

Oggi è un sabato. In apparenza come tutti gli altri. Dopo una settimana di lavoro più o meno duro, si riposa. Il sabato mi alzo tardi, verso le dieci. Così recupero il sonno insufficiente dei giorni precedenti. Le trasmissioni televisive finiscono tardi e si alza relativamente presto. Stamattina, quando ho alzato le tapparelle, è comparsa la nebbia, quella milanese. I giorni precedenti erano soleggianti e molto caldi, per un autunno già avanzato. Con la nebbia è arrivato anche il freddo, più per l’umidità che per la temperatura bassa. Mi sembra che questa foschia sia qui a posta. Provoca una certa tristezza nell’anima. Come se fossi anche la natura partecipa al dolore. Accendo il televisore. Faccio lo zapping tra i vari canali. Ci sono dei fatti nuovi, ma la sostanza è quella che ho visto la sera precedente.

 

Dopo la cena ho visto per un quarto d’ora la partita. La nostra nazionale è partita forte, subito un gol e tante azioni pericolose. Non sembrava una partita amichevole. Si correva, l’impegno da entrambe le parti era notevole. Dopo una decina di minuti il Belgio pareggia. Un uomo rimasto solo nella nostra area di rigore. Ma si può? Dov’è la nostra difesa di una volta? I miei familiari non sono amanti di calcio. Perciò si cambia il canale. E venerdì è c’è Crozza. A volte è fantastico, ma ci sono anche le puntate fiacche. Quella dio ieri era una di queste. Pochi momenti brillanti e il resto mediocre. So che non è facile tenere il livello alta. La trasmissione sta per finire è Crozza annuncia la trasmissione che segue, quella di Mentana, con la voce sua. Forse il personaggio meglio riuscito.

 

Ed ecco il protagonista in primo piano. Di norma non guardo questa maratona, ma si capisce già dalla prima inquadratura che c’è qualcosa di particolare. Ci sono degli attacchi terroristici a Parigi. Tanti. All’inizio il numero non era meglio definito. Ero già in piedi, fumano una sigaretta e pronto ad andare nel mio studio. Mi siedo di nuovo sul divano. Scorrono le immagini e le notizie in sottoimpressione. Tutto molto confuso, ma dal numero dei morti è chiaro che è una cosa molto grave. Non sapevo nemmeno che anche la c’è una partita amichevole. Abbastanza di lusso: Francia contro Germania. E pare che tutto abbia avuto inizio là. Alcune esplosioni si sono sentite ma non hanno fermato la partita. Ma il presidente francese, che era presente allo spettacolo, è stato subito evacuato.

 

Seguono altre notizie. Ci sono spari in alcuni ristoranti e bar. C’è un teatro dove si tiene un concerto di un gruppo rock americano; vecchietti provenienti da California. I terroristi sono entrati dentro ed hanno preso gli ostaggi. Le trasmissioni che seguono l’evento si appoggiano più sui social media che sui propri inviati. C’è un appello di uno che si trova all’interno del teatro: "ci stanno ammazzando uno per uno. Fatte l’irruzione prima possibile, se non siamo tutti morti". Una testimonianza agghiacciante. Verso le due di mattina sembra tutto finito. Le forze d’ordine hanno attaccato il teatro e liberato gli ostaggi, quelli rimasti in vita. Il numero delle vittime supera 100.

 

Hanno iniziato già ieri notte ad analizzare la situazione: perché, come e cosa occorre fare. Stamattina, visto che i fatti nuovi sono pochi, l’argomento principale è questo. Come reagire? Sembra già tutto visto. Una ripetizione delle cose dette dopo l’attentato a Chalie Hebdo. Non hanno portato a niente. Ho forse no? Hanno portato a questo nuovo attacco. Ci sono anche i nomi illustri che partecipano alle discussioni, per esempio D’Alema. Ma quelli di sinistra non sono contrari alle guerre, agli interventi militari? L’occhio per l’occhio non era nel Vecchio Testamento. Dopo è stato ribaltato nel Nuovo. Vogliamo mandare i soldati in una nuova missione di "pace". C’è rabbia, c’è angoscia, capisco le emozioni bollenti, ma... C’è uno, non so come si chiama, ma non è un politico, più lucido. Spiega che l’occidente indirettamente aiuta direttamente questi macellai che ci vogliono cancellare dalla faccia della Terra. Compra il petrolio che lo stato terroristico vende sotto banco, commercia con le opere d’arte rubate e paga le cifre altissime per farle possedere a qualcuno che ci tiene di più rispetto alle vite umane che saranno spente con i soldi dati in cambio. E sì, la situazione è molto nebbiosa.

 

 

E’ arrivato il pomeriggio. Dopo il pranzo ho continuato a guardare le notizie, ma alla fine non c’è la facevo più. L’acqua è arrivata fino alla gola. Ho accesso il mio elaboratore e barcollando mi sono trovato su http://prxwebmaster.blogspot.com/ questa meraviglia. Un blog come tanti altri, ma scritto in un modo piuttosto confuso. Non si capisce a cosa serve e per chi è scritto. In effetti da i consigli per portare più visitatori sul sito, ma a me non interessa. Il mio è qui per servirmi come un strizzacervelli, una specie di scaricamento dell’emozioni ondine, in modo virtuale. Nemmeno questo riesce a togliermi dalla testa tutte quelle vittime innocenti ammazzate per una ragione inspiegabile, in nome di un’entità superiore.

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